SPECIALIZZANDI DA QUATTRO ATENEI IN FONDAZIONE BANCA DEGLI OCCHI

Focus sull’oncologia oculare con il prof. Edoardo Midena e visita alla Banca degli Occhi per 40 specializzandi dagli atenei di Padova, Trieste, Udine e Verona
Specializzandi in Oftalmologia di quattro diversi atenei in Fondazione Banca degli Occhi per approfondire lo studio delle patologie oculari e conoscere la realtà della Banca degli Occhi. Lo scorso venerdì 11 aprile hanno raggiunto il Padiglione Rama di Mestre circa una quarantina di specializzandi dalle università di Padova, Trieste, Udine e Verona, per una giornata di formazione sull’Oncologia Oculare guidati dal professor Edoardo Midena, ordinario di Malattie dell'Apparato Visivo e direttore della Clinica Oculistica e della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell'Università di Padova.
Un’occasione di formazione e di conoscenza che ha coinvolto anche i docenti Raffaele Parrozzani, Giulia Midena e Luisa Frizziero, in un evento formativo aperto dal saluto del presidente di Fondazione Banca degli Occhi Diego Ponzin. Un evento, promosso da Fidia Eye Care con la collaborazione di Vedi Vision, che ha portato le giovani promesse dell’oculistica di domani a toccare con mano il complesso processo che guida l’attività di donazione e trapianto in Fondazione Banca degli Occhi, e ad approfondire un tema particolare come l’oncologia oculare.

Professor Midena, i tumori oculari non godono della stessa attenzione di altre neoplasie.
In effetti no. Le persone tendono a non considerarli fino a quando non ne vengono in qualche modo colpite, mentre questa forma tumorale ha una sua incidenza, anche se non altissima. In Italia i tumori primitivi intraoculari, quelli cioè trattati più comunemente, sono meno di 200 in un anno: il numero che trattiamo a Padova è 130, significa che siamo riusciti a raggiungere nella nostra realtà una buona concentrazione dei casi italiani. Esistono poi le valutazioni continue, forse meno eclatanti, di tutti i tumori della superficie dell’occhio, e la parte pediatrica di cui discutiamo in questa giornata di formazione, che richiede un approccio multidisciplinare e una particolare attenzione anche da parte del pediatra durante il bilancio di salute del bambino.
Quali sono gli aspetti peculiari dell'approccio a questa problematica?
Quello che caratterizza questa subspecialità dell’oftalmologia è per definizione l’approccio multidisciplinare. L’oculista non può operare da solo in modo isolato, deve invece lavorare con l’oncologo pediatra, ma anche con il chirurgo plastico quando andiamo a ricostruire palpebre ed orbita, con il radioterapista per la terapia radiante, quindi con il fisico sanitario, con tutti gli specialisti con cui procedere in sinergia.
Verso quali temi si dirige invece la vostra ricerca?
L’università ha anche lo scopo di spingersi più in là e cercare nuove soluzioni. Siamo dunque riusciti, ed io sono sufficientemente orgoglioso di questo, ad offrire contributi per esempio alla prognosi sistemica delle lesioni intraoculari. Sfortunatamente, però, i numeri ci insegnano che purtroppo i pazienti vanno incontro ad una malattia diffusa e metastatica in una elevata percentuale di casi, e purtroppo non sappiamo quali sono quelli a rischio. Per questo da oltre dieci anni lavoriamo sulla ricerca diretta dei fattori di rischio per affidare il paziente a cure preventive. Altro punto è quello delle complicanze dei nostri trattamenti: possiamo salvare la vita del paziente e salvare anche l’occhio, cosa diversa è salvare la vista.
Questi giovani sono il futuro dell’oculistica, in loro si mantiene vivo l’interesse per il trapianto di cornea?
Certamente, questo interesse resta. I nostri specializzandi fanno sempre un periodo del loro training in banca, sia nella parte clinica sia nella conoscenza dell’attività della banca degli occhi, e moltissimi si innamorano di quest’ambito anche perché, come ha detto bene il presidente Diego Ponzin, trovano una realtà che è a un livello che non ha eguali in questo paese.
