IL CDA DI FONDAZIONE: QUALI SFIDE PER IL FUTURO?

Da sinistra: Camillo Barbisan, Stefania Bullo, Silvia Vigna, Edgardo Contato, Diego Ponzin (Presidente).
A pochi mesi dal rinnovo del Consiglio di Amministrazione, i consiglieri si presentano e lanciano la loro sfida sul futuro di Fondazione Banca degli Occhi
SILVIA VIGNA, Vice Presidente
Silvia Vigna, Vice Presidente di Fbov, Direttore Monitoraggio e controllo attuazione Piano Socio Sanitario Regionale di Regione Veneto: “Fondazione deve puntare a salvaguardare la propria efficienza e sostenibilità, senza rinunciare a progetti strategici decisivi per il futuro. Insieme ai suoi professionisti, puntiamo a progredire nella cura e nella ricerca rafforzando le sinergie con il sistema sanitario pubblico”.
EDGARDO CONTATO, Consigliere
Consigliere di Fbov, Direttore generale di Azienda Ulss 3 Serenissima: “Fondazione Banca degli Occhi deve continuare a restare un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per l’assistenza ai pazienti nell’ambito delle patologie oculari, attraverso una stretta collaborazione con il territorio e le sue ULSS”.
STEFANIA BULLO, Consigliera
Consigliera di Fbov, Presidente di Fondazione AVAPO e AVAPO Mestre Odv, importanti realtà impegnate nell’assistenza domiciliare ai pazienti oncologici: “Alle sfide della tecnica la banca degli occhi deve associare un ruolo importante nella società, promuovendo l’accoglienza dei bisogni delle persone per garantire la miglior qualità di vita possibile. La persona resti al centro nel gesto del dono, nell’ascolto dei pazienti, negli sforzi della ricerca”.
CAMILLO BARBISAN, Consigliere
Consigliere di Fbov, bioeticista, Responsabile del Servizio di Bioetica in Azienda Ospedale Università Padova. “Un’unica sfida che tutte riassume: all’interno della cultura e della società dei nostri giorni, continuare ad esprimere creativamente il senso del dono, l’attitudine alla cura, l’impegno nella ricerca che sono gli elementi identitari della Fondazione fin dai suoi albori. In un contesto ad elevata complessità come il nostro, tale è la “bussola” che deve continuare ad orientare il percorso degli uomini e delle donne che “fanno” e “sono” la Fondazione”.