PREMIATA NEGLI USA LA RICERCA ITALIANA CHE HA SALVATO LE CORNEE DONATE DURANTE IL COVID
Il prestigioso “Troutman Prize” all’oculista Cristina Bovone e alla ricerca dell’équipe di Fondazione Banca degli Occhi: dimostrata l’efficacia del trapianto con tessuti disidratati.
ORLANDO (FLORIDA). Premiata ad Orlando, in Florida, la ricerca italiana che ha salvato le cornee donate durante il Covid. Il 17 ottobre l’American Academy of Ophthalmology, l’ente più prestigioso al mondo nel campo dell’oculistica, ha conferito il suo Troutman Prize 2025 dedicato ai ricercatori “under 40” all’oculista italiana Cristina Bovone. Un premio dedicato allo studio realizzato insieme ai biologi di Fondazione Banca degli Occhi che ha portato alla destinazione a trapianto dei tessuti inizialmente inutilizzabili a causa della pandemia. Un dono inestimabile, offerto da decine di famiglie in un momento drammatico, che rischiava di andare perduto a causa della chiusura delle sale operatorie nelle fasi acute della diffusione del virus Sars Cov 2 e che invece, grazie ad una nuova tecnica messa in atto dai ricercatori, ha acquisito nuova vita restituendo la vista a nuovi pazienti in attesa di trapianto.
La tecnica in questione si chiama DALK (Deep Anterior Lamellar Keratoplasty, trapianto lamellare anteriore profondo, utilizzato spesso per curare patologie come il cheratocono), ma la particolarità messa in campo in Italia è stata l’aver innestato tessuti corneali disidratati provenienti da donatore. Una tecnica messa a punto inizialmente in via emergenziale proprio durante i primi mesi del 2020: “Durante le prime fasi della recente pandemia, il sistema trapianti ha registrato notevoli difficoltà, e abbiamo corso il rischio di dover eliminare preziosi tessuti per impossibilità di eseguire gli interventi in tempi utili – racconta Diego Ponzin, presidente di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS -. Cristina Bovone, chirurgo oculista del gruppo del prof. Massimo Busin, collaborando con Fondazione Banca degli Occhi, ha permesso di perfezionare una tecnica di conservazione alternativa, consentendo l’utilizzo dei tessuti anche dopo molti mesi dalla donazione, e limitando quindi la perdita del prezioso materiale umano”.
Le cornee normalmente vengono conservate in banca degli occhi per un periodo di circa 10-15 giorni, ed in ogni caso non possono oltrepassare i trenta giorni senza rischiare il loro deterioramento. La procedura di disidratazione a cui vennero sottoposti all’epoca i tessuti, trapiantati poi a distanza di tempo, oggi ha dimostrato a tutti gli effetti la sua validità scientifica grazie allo studio pubblicato da Cristina Bovone nella rivista americana Ophthalmology, in collaborazione con i biologi della banca degli occhi veneziana Alessandro Ruzza, Stefano Ferrari, Davide Camposampiero e l’oculista e presidente della Fondazione Diego Ponzin.
“Messa a confronto con le tecniche di intervento di trapianto corneale lamellare più tradizionali, la nuova tecnica con cornee disidratate ha dimostrato risultati equivalenti, con una completa riepitelizzazione del tessuto a partire dal settimo giorno dall’intervento nella totalità dei pazienti. L’utilizzo di tessuti disidratati rappresenta in sostanza una soluzione percorribile a fronte della necessità di una conservazione a lungo termine” spiega il chirurgo Cristina Bovone. “Un risultato che ci fa particolarmente piacere, anche per il valore che rappresenta – continua la dottoressa Bovone – il trapianto non può essere scisso dal gesto profondo e gratuito della donazione di cornee. Siamo felici di aver reso il giusto onore a quanti hanno detto sì al dono, soprattutto nei momenti drammatici della pandemia”.

